La parola Dio by Gabriella Caramore

La parola Dio by Gabriella Caramore

autore:Gabriella Caramore [Caramore, Gabriella]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858432228
editore: Einaudi
pubblicato: 2019-08-28T12:00:00+00:00


Che cos’è la verità?

«Che cos’è la verità?» chiede Pilato a Gesú nel Vangelo secondo Giovanni (18, 38), prima di uscire dal pretorio per affrontare la folla, per dire con malcelato imbarazzo che in quell’uomo non ha trovato alcuna colpa. Basterà poi che la folla si agiti un po’ per concedere la grazia al «brigante» Barabba, cedendo subito alle richieste della plebaglia. In realtà quella domanda non attende neppure risposta. È una sorta di meditazione a bassa voce sulle parole pronunciate immediatamente prima da Gesú, condotto davanti a lui nel pretorio. «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (18, 37). È evidente che i due stanno parlando linguaggi diversi. Pilato esige una verità giuridica. Gesú parla di una verità che «non è di questo mondo». Tuttavia anche nel tono di Pilato vi è, almeno in questo vangelo, una nota di perplessità, una domanda che va al di là del linguaggio del diritto. E d’altronde anche nelle parole di Gesú il termine «verità» – cosí presente soprattutto nel quarto vangelo –, espresso in greco con il termine alétheia, presenta una molteplicità di sensi. La parola greca significa disvelamento, rivelazione, allude al non essere nascosti, e dunque anche alla sincerità (che però ha un’altra espressione piú propria: parresía). La comunità di lingua greca – e successivamente la grande Chiesa che ne ha assunto il linguaggio – ha inevitabilmente fatto riferimento a una verità del concetto, a una verità sostanzialmente filosofica. Ma la lingua che Gesú parla non è il greco, è l’aramaico, la lingua semitica parlata in quel tempo in Palestina. Ora in ebraico la parola ’emèt, verità, deriva da una radice ’mn, che significa «stare saldi», «confidare in qualcosa», da cui anche ’emunà, «fede», «fiducia». La verità finisce per coincidere con la fiducia: in entrambi i casi ci si appoggia a qualcosa, per avere sostegno. Ma non ha nulla a che vedere con una verità ferma e immutabile, conficcata in un cielo filosofico. E neppure con una verità racchiusa dentro un tempio o una chiesa.

Attraversando la Samaria per tornare in Galilea, al «pozzo di Giacobbe» della città di Sicar, Gesú incontra una donna samaritana. Dopo una curiosa conversazione avuta con lui, piena di simbolismi nascosti, la donna è colpita dal dubbio che quello straniero, quel giudeo possa essere un profeta, o forse il Messia che tutti attendevano. A questo punto vuole sapere da lui quale sia, davvero, il luogo in cui adorare il Padre, se il tempio di Gerusalemme o il santuario del monte Garizim, il santuario dei samaritani. Gesú le risponde: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4, 21-23).



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.